È ormai noto che gli stili alimentari plant-based siano quelli associati ad un minor rischio di malattie cardiovascolari.
Un ruolo determinante è giocato dai legumi per una serie di proprietà di cui godono: hanno un alto contenuto proteico, sono fonti di fibre, posseggono minerali essenziali come magnesio, potassio, ferro e zinco, sono ricchi di vitamine del gruppo B e d e di altri composti bioattivi a basso contenuto di grassi saturi e sono fonti di carboidrati a basso indice glicemico.
Una recente metanalisi che aveva l’obiettivo di migliorare la conoscenza della relazione tra l’assunzione di 12 principali gruppi alimentari (cereali integrali, cereali raffinati, verdure, frutta, noci, legumi, uova, latticini, pesce, carne rossa, carne lavorata e bevande zuccherate) e il rischio di malattia coronarica, ictus e insufficienza cardiaca, ha mostrato un’associazione inversa tra assunzione di leguminose e rischio di malattia cardiovascolare. Questa relazione è stata ulteriormente evidenziata dall’analisi dose-risposta, in cui si è osservata un’associazione protettiva con 100 g/settimana (circa una porzione di legumi cotti a settimana) associati a una riduzione del 9% del rischio di malattia.
Inoltre, i fitosteroli presenti nei legumi hanno mostrato associazioni inverse con le concentrazioni di colesterolo totale, triacilglicerolo e colesterolo Ldl e un’associazione positiva con le concentrazioni di colesterolo Hdl nelle analisi aggregate degli studi di intervento.
Sono da ricordare anche ricerche precedenti che hanno mostrato effetti benefici dal consumo di legumi nei livelli di apolipoproteina B, un fattore causale dell’aterosclerosi e un importante biomarcatore del rischio cardiovascolare.
Nel 2023 è stata pubblicata una revisione sistematica e una metanalisi dose-risposta per riassumere le evidenze sull’associazione tra l’assunzione di leguminose e il rischio cardiovascolare e per identificare i livelli di assunzione ottimali per un ridotto rischio di malattia.
Per le malattie cardiovascolari, è stata osservata una riduzione del rischio del 6% tra gli individui con la più alta assunzione di legumi e l’analisi dose-risposta ha anche rivelato l’associazione inversa, con ogni aumento aggiuntivo di 100 g/settimana nell’assunzione di legumi con conseguente associazione inversa più forte.
Infine, tenendo conto della relazione osservata, un’assunzione di legumi di 400 g (quattro porzioni di legumi cotti) a settimana sembra quindi essere associata al più alto livello di beneficio cardiovascolare.