Durante il recente congresso annuale dell’’American college of cardiology, organizzato contestualmente al Congresso mondiale di cardiologia, è stato pubblicato uno studio in cui è stato segnalato che la dieta chetogenica mette a rischio la salute cardiovascolare.
I ricercatori, guidati da Iulia Iatan, del St. Paul’s Hospital and University of British Columbia’s Centre for Heart Lung Innovation di Vancouver, hanno analizzato i dati contenuti nella Uk Biobank, un database con informazioni sulla salute di oltre mezzo milione di cittadini britannici seguiti da almeno dieci anni.
Nel database erano disponibili le informazioni su dieta e colesterolemia di circa 71 mila individui. Tra questi, ne sono stati selezionati 305 la cui dieta incrociava una simil-chetogenica: non più del 25%di calorie da carboidrati e oltre il 45% da grassi, valori meno rigidi di una chetogenica stretta (10% di carboidrati, 60-80% di grassi e al 20-30% di proteine).
Questo gruppo di 305 individui è stato messo a confronto con 1.220 soggetti, analoghi per sesso ed età, che, invece, seguivano una dieta più bilanciata, definita standard.
Successivamente, è stato messo in evidenza che, rispetto a chi seguiva una dieta standard, quelli che seguivano la simil-chetogenica avevano livelli significativamente più alti sia di colesterolo Ldl che di apolipoproteina B (apoB), un predittore di rischio cardiovascolare ritenuto ancora più affidabile del c-Ldl.
Dopo una media di 11,8 anni di follow-up e dopo aggiustamento per altri fattori di rischio cardiovascolare quali diabete, ipertensione, obesità e fumo, le persone che seguivano una dieta chetogenica presentavano un rischio più che doppio (9,8% vs 4,3%) di incorrere in un evento cardiovascolare maggiore, da occlusione arteriosa con necessità di angioplastica, a infarto, ictus e arteriopatia periferica.
A fronte di quanto appena affermato, gli studiosi suggeriscono di consultare un medico prima di iniziare una dieta chetogenica e raccomandano, durante la dieta, di monitorare i livelli di colesterolo e di tener conto di eventuali altri fattori di rischio cardiovascolari concomitanti quali diabete, ipertensione, inattività fisica e fumo.